Cosa hai imparato dal libro Mobilità sostenibile di S.Maggi? Quali aspetti ti sono piaciuti di più? Secondo te quali sono i pregi ed i difetti di questo libro?
Questo libro mi ha fatto riflettere molto su alcuni particolari che fino a poco tempo fa mi sembravano irrilevanti. Se io adesso dicessi macchina, la prima immagine che compare nella nostra mente è l’automobile. Perchè? potrei riferirmi alla macchina del caffè, o a quella dei pop corn, o alla macchina fotografica, ma siamo talmente “automobilizzati” al punto, da associare l’auto ad un termine generico che però può essere usato anche per definire tanti altri oggetti. Dalle statistiche emerge che ci sono più autoveicoli che patenti di guida, dal 1950 ad oggi stiamo assistendo ad una vera e propria motorizzazione di massa. Questo perchè siamo travolti dalla ipermobilità; ci spostiamo praticamente per tutto… ognuno con i propri ritmi, sempre di fretta, e per comodità, preferiamo muoverci autonomamente per non rischiare di fare ritardo o di dover fare due passi dalla stazione per raggiungere la nostra destinazione. Noi generazioni nate nel boom di questo fenomeno percepiamo come scontata questa realtà, e a tal proposito, ritengo che uno dei pregi di questo libro, è l’intenzione di volerci far toccare con mano la situazione attuale, paragondola a come era senza il motore. Quando leggevo il capitolo 1 del libro, mentre l’autore descriveva le città, le strade e le piazze del XIX secolo, pensavo a come poteva essere rilassante camminare per la via senza la paura di essere investiti da un momento all’altro. In quei tempi, le persone si spostavano solamente in casi di necessità, avendo completa attenzione nell’attraversamento del paese, e tutto era circoscritto nelle vicinanze della propria abitazione. Adesso avviene l’esatto contrario; siamo sempre fuori casa e vi ci rientriamo solo nei casi di necessità. Al mondo d’oggi appare ironico che nel passato non era necessaria l’esistenza di cartelli stradali ad imporre il limite massimo di velocità; e possiamo confermare che se oggi non ci fossero divieti durante la guida, le conseguenze sarebbero disastrose.
A tal proposito il Prof. S.Maggi, nel suo seminario in Ottobre, ha detto una frase a mio avviso molto riflessiva ed emblematica: <non capiamo che usare il mezzo proprio si ritorce contro noi stessi>
Infatti, i risultati di queste nostre abitudini di vita sono ben visibili nelle esternalità negative che vengono prodotte: le congestioni stradali, l’alto numero di incidenti, l’inquinamento atmosferico e le emissioni di gass serra.
Sono tutti effetti dannosi non solo in materia ambientale ma anche in ambito sociale; le malattie causate dalle polveri sottili e dal particolato sono elevatissime, e risulta essere sempre più imminente una loro riduzione.
Dalle pubblicità in tv vediamo di continuo nuovi modelli di automobili elettriche o con motori tecnologicamente all’avanguardia, ma il tasto che a mio avviso è necessario premere con piorità assoluta, è quello della cultura alla mobilità. Infatti come viene detto da una frase del libro, tutti sono pronti a parlare di sostenibilità, ma nessuno, è disposto a limitare l’utilizzo di mezzi individuali a motore. Dovremo promuovere l’utilizzo dei mezzi pubblici e la concezione della mobilità attiva, chiamata anche mobilità nascosta, ovvero l’attività pedonale e ciclistica. Oggi giorno, l’idea della moda e dell’io, ha creato una gerarchia dove al vertice sono posizionati i cosìddetti big con le grandi e belle auto di lusso, a scalare troviamo i possessori delle macchine mediocri fino a giungere alle basi della piramide metaforica dove ci sono le fasce più deboli tra cui gli anziani, i bambini, e anche i ciclisti stessi che vengono travolti dal caos delle città. La soluzione potrebbe essere quella di ritagliare una fetta di carreggiata stradale, al fine di allargare i marciapiedi oppure costruire piste ciclabili, ma fino a che la rappresentanza degli automobilisti continua ad essere la maggioranza rispetto alle fasce più deboli, non c’è modo di limitare le loro comodità come una corsia in più per i sorpassi o due parcheggi di scorta.
Personalmente questo tema mi tocca molto, sono una ciclista professionista e passo nelle strade gran parte del mio tempo, e nel corso degli anni ho potuto raccogliere ogni tipo di suono di clacson e notevoli insulti tra cui il più frequente è <vai nella ciclabile>. Questo per rimarcare il fatto che è necessaria un’istruzione, una educazione alla mobilità. Nel libro infatti si parla di tutela e di incentivi per la pedonalità, per la bicicletta e per il trasporto pubblico. Oggi giorno il trasporto pubblico, presenta molti disagi che spingono tutti noi ad utilizzare l’auto; i singoli biglietti sono molto cari, gli orari raramente ben rispettati e non è diffusa un’adeguata rete dei trasporti di collegamento con le destinazioni desiderate. Oltre ad essere necessario l’intervento da parte delle autorità governative, penso che sia necessario l’impegno di ciascuno di noi. Siamo tutti attenti a mangiare sano, ad allenarci per avere una salute perfetta ed un corpo in forma, quando se invece di utilizzare la macchina per andare nella vicina palestra a correre sul tapirulan, evitassimo questo spostamento inquinante preferendo la corsa all’aria aperta, potremmo fare un passo avanti, anche se nel nostro piccolo, verso il grandissimo obiettivo della mobilità sostenibile.
L.G.